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I Girli


 

Vi trovate in località I Girli, ad una quota di 1049 metri. L’oronimo deriva da “girlo” o “sghirlo” ovvero che gira, generalmente riferito al moto dell’acqua.

Da qui si può prendere il sentiero CAI 965 che in 3 ore e mezza porta al Passo Val Bona, valico che in passato rappresentava un’importante via di collegamento fra Alpago e Val Cellina, si racconta fosse utilizzato anche per il contrabbando del tabacco.

Proseguendo sullo stesso sentiero, che aumentando di difficoltà è consigliato ad escursionisti esperti, si raggiunge la cima del Col Nudo che con i suoi 2471 metri di quota rappresenta la cima più elevata della conca Alpagota. Da lassù, se la giornata risulta tersa, il panorama si apre su tutte le Dolomiti Bellunesi e Friulane, sulla Pianura veneta fino alla laguna di Venezia e alle coste adriatiche.

A circa 15 minuti da dove vi trovate, seguendo sempre le indicazioni del sentiero 965, si può raggiungere la località Venal, così chiamata per la presenza della sorgente del torrente Tesa, il principale corso d’acqua della conca Alpagota nonché immissario del Lago di Santa Croce e limite del confine tra il comune di Alpago e quello di Chies d’Alpago. È proprio, in località Venal che le acque del torrente vengono incanalate nell’acquedotto comunale.

Tutta l’area descritta è tutelata e gestita dalla Regola di Plois e Curago. Queste zone presentano delle forme geomorfologiche ben marcate. Qui infatti durante l’ultima massima espansione glaciale, avvenuta tra 30000 e 15000 anni fa, era presente un enorme ghiacciaio che confluiva in quello principale del Piave. La valle che conduce al col Nudo presenta la classica forma ad “U” tipica delle valli glaciali con pareti verticali e fondo pianeggiante. Lungo il sentiero 965 molte sono le evidenze che il ghiacciaio ha lasciato: dalle classiche pareti verticali ai bellissimi circhi glaciali situati nelle parti più sommitali del massiccio montuoso. Particolari segni sono visibili su diversi affioramenti di rocce calcaree: i “campi solcati” o “Rinnenkarren”, delle fessure parallele, rettilinee e sinuose, derivanti dal fenomeno del carsismo. Questo processo è spesso presente nelle aree costituite da un substrato roccioso calcareo, come quello dell’altopiano del Cansiglio e del Carso.

La zona risulta molto affascinante e di ottimo pregio paesaggistico: le linee sinuose e incavate della roccia raccontano una storia lunga, fatta di continue interazioni tra agenti atmosferici e substrati rocciosi che mostrano il loro “lato debole” in queste affascinanti forme.

Tra i molti animali che vivono in questo territorio è da ricordare il camoscio, un ungulato robusto, ma agile d’aspetto, molto simile alle capre che con sicurezza e agilità si muove negli ambienti alpini grazie ai suoi zoccoli perfettamente adattati. Tendenzialmente in estate le femmine ed i giovani si tengono al di sopra del limite della vegetazione arborea mentre i maschi adulti si spingono a quote più basse. In inverno, dopo la stagione degli amori, si ritirano su pendii rocciosi prevalentemente esposti a sud.

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