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Casera Antander


 

Vi trovate a circa 1300 metri di altitudine nei pressi della Casera Antander, all’imboccatura delle omonime valle e montagna che la dominano.

La parola Antander deriva molto probabilmente da “ander”, ovvero antri in roccia che venivano spesso usati come ripari dai pastori e teatri di leggende e racconti passati. Da qui è possibile, attraverso il sentiero CAI 979, raggiungere la forcella Antander posta tra l’omonima cima e il monte Messer, a sua volta raggiungibile percorrendo il sentiero per esperti numero 928. Pochi metri sotto la forcella è situato il bivacco Toffolon gestito dal CAI di Vittorio Veneto. Il bivacco domina l’ampia scena e regala uno spettacolare scorcio sulla conca alpagota e sulla pianura veneta. Nel territorio in cui vi trovate, gestito dalla Regola di Chies, potete ammirare molti pregi naturalistico-geologici ed antropologici. Tra i massi erratici disposti sulla piana il più voluminoso cela, nella sua parte a nord, un cespo di corallo fossile. Non è raro infatti trovare nelle rocce dell’Alpago i racconti impressi della storia antica fatta di atolli e scogliere sottomarine di oltre 65 milioni di anni. Tali atolli erano abitati da pesci e da molte altre specie marine ad oggi purtroppo estinte, ma rimaste impresse nelle rocce. Molti sono i fossili ritrovati nella conca ed esposti nel Museo di Storia naturale di Chies d’Alpago dove è possibile immergersi nuovamente in quella varietà di vita marina che popolava i nostri luoghi.

A dominare oggi questo ambiente troviamo animali e piante terrestri e in particolare, a pochi passi da qui, è presente un maestoso faggio denominato “Fagheron”. Il grande albero, segnalato Dalla regione Veneto, è importante testimone del passato da ormai 250-300 anni, possiede un’altezza di 30 metri e una circonferenza del tronco di 5 metri. Esso rappresenta per gli abitanti il simbolo della resilienza e della saggezza ed è considerato come una vera e propria entità a cui porgere rispetto per la vetusta bellezza e imponenza; allo stesso tempo comunica familiarità e protezione per chiunque voglia riposarsi sotto le sue fronde.

Nella zona adibita un tempo al pascolo è possibile trovare una costruzione chiamata “moltrin”, formata da una bassa muratura a secco di forma circolare, utilizzata in passato per la mungitura e la raccolta delle pecore. Il moltrin possedeva un’ampia apertura che permetteva di radunare gli animali e che veniva chiusa con un’apposita staccionata. Nella muratura sono presenti delle aperture più strette dove un tempo si posizionavano i pastori per effettuare la mungitura delle greggi, che poi venivano lasciate uscire una ad una attraverso questi piccoli varchi. Queste costruzioni tipiche degli allevamenti alpini della nostra zona sono ancora parzialmente visibili in Val Salatis e in Palantina. Il loro utilizzo è ormai caduto in disuso, ma i resti delle antiche tradizioni rimangono stimolando la curiosità e l’interesse degli escursionisti e turisti attenti.

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