Vi trovate nei pressi di Casera Crosetta, ubicata all’interno del territorio appartenente alle Regole di Funes Pedol e Famiglia Munaro di Molini, ad una quota di circa 1150 metri sul livello del mare.
Questa casera è un tipico stallone utilizzato fino agli anni ’60 per l’allevamento di mandrie e greggi che pascolavano in questa vallata. Con l’abbandono del pascolo e il successivo rimboschimento della zona l’antico stallone è stato adibito a casera.
Da qui, percorrendo il sentiero CAI 933, è possibile raggiungere il monte Crep Nudo ai cui piedi si trova la Casera Venal, situata in un ampio ed affascinante alpeggio. Quest’ultimo deve l’attuale morfologia ai processi erosivi e deposizionali messi in atto dai ghiacciai durante l’ultima glaciazione wurmiana, sviluppatasi tra 110000 e 12000 anni fa. Questo ampio pascolo, situato all’imboccatura del Venal di Funes, è una conca circondata dalle creste del gruppo Teverone-Crep Nudo-Monte Venal e rappresenta il punto di partenza di numerose escursioni. Attraverso il sentiero CAI 932 per escursionisti esperti è possibile raggiungere il Monte Fagoreit, propaggine orientale del monte Teverone e punto di partenza della Ferrata Costacurta. Tale sentiero attrezzato, che collega il Monte Fagoreit con la Forcella Bassa dietro al Teverone, attraversa la verticale e vertiginosa parete nord di tale monte.
Percorrendo invece il sentiero CAI 934 è possibile raggiungere le panoramiche Forcelle Venal e Federola, dalle quali diparte la salita al Monte Venal fino a quota 2212 metri.
Con un po’ di fortuna dall’area dove vi trovate è possibile osservare il volo dell’aquila reale, Aquila chrysaetos, che proprio in queste zone pare aver deciso di nidificare. Una volta formata la coppia il maschio e la femmina di aquila reale rimangono fedeli per tutta la vita e vanno alla conquista di un vasto territorio, compreso tra i 65 e i 150 chilometri quadrati, nel quale saranno stanziali per molti anni. All’interno di esso la coppia costruirà diversi nidi scegliendo di anno in anno quello più adatto. I nidi sono costruiti a quote minori rispetto all’altitudine dell’areale di caccia per evitare faticose risalite con il peso della preda tra gli artigli e sono solitamente posizionati sulle pareti, a picco nei dirupi o più raramente fra i rami degli alberi più alti. Il controllo del territorio viene effettuato equamente tra maschio e femmina e il più delle volte consiste in manifestazioni aeree (voli a festoni e volteggi) lungo il confine del territorio per segnalare alle altre aquile tale limite. L’accoppiamento si svolge a marzo e viene preceduto da uno spettacolare rituale, anche noto come danza del cielo. Il rituale prosegue per diversi giorni e impegna entrambi gli individui in scenografiche evoluzioni aeree compiute in volo rovesciato dalla femmina mentre il maschio sembra piombarle sopra e inframezzati da scambi di prede al volo o giri della morte.
Nella Provincia di Belluno i primi avvistamenti dell’aquila reale sono stati tramandati da A. Catullo nel 1838. Egli non forniva la consistenza numerica degli esemplari presenti ma affermava che già all’epoca nidificava in Alpago e che in tempi passati tali animali dovessero essere più frequenti dato che gli Statuti Bellunesi stabilivano “un premio di 10 soldi per cischedun aquila che venisse presentata al Rettor”. Allo stato attuale non vi sono dati ufficiali sul numero di esemplari del rapace presenti nella conca, ma più di qualcuno è riuscito ad intravedere la magnifica regina volare sopra questi cieli.
L’aquila reale da sempre riveste un ruolo molto importante nella storia della simbologia per la sua accezione di fierezza, nobiltà, divinità e orgoglio. Oggi il rapace è simbolo dell’Aeronautica Militare Italiana degli Alpini e dell’ex Corpo Forestale dello Stato ed è inserito anche in molti altri stemmi, tra i quali quello del comune di Alpago e del Club Alpino Italiano.
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